Il bene confiscato acquisito al patrimonio comunale

Il bene confiscato acquisito al patrimonio comunale

 

L’intervento del consigliere Patrick Francesco Wild

 

Siamo arrivati agli ultimi atti riguardanti il bene confiscato di via Pavese, quantomeno in relazione alla competenza di questo Consiglio comunale.

Vero che si tratta in realtà più che altro di una presa d’atto, essendo stata già disposta l’acquisizione, ma credo che il passaggio in quest’aula dia ulteriore valore a quanto è avvenuto.

Ormai se ne è parlato sia qui dentro che sulla stampa, ricordo la mia interrogazione al Consiglio di settembre scorso, la risposta della sindaca, la comunicazione poi effettuata dalla stessa nei Consigli successivi, quindi credo che oramai le informazioni su questo immobile siano note a tutti.

Quello che mi premeva invece sottolineare è l’importanza di questo momento, partendo da un dato
che credo possa interessare: non è esistito e non esiste ad oggi in provincia di Rimini il riutilizzo sociale di un bene confiscato in via definitiva alla criminalità.

Alcuni progetti che sono stati realizzati, anche provvisoriamente, infatti, sono nati in circostanze diverse e del tutto particolari. Questo sarebbe quindi il primo caso assoluto nella nostra provincia.

E sono sincero, è un motivo che mi riempie d’orgoglio per la mia storia personale e in parte lavorativa, e credo dovrebbe riempire d’orgoglio ciascuno di noi.

In sede giudiziaria dovrà ancora essere accertata la responsabilità penale del soggetto a cui i beni sono stati sottratti, ma oggi discutiamo d’altro e cioè della capacità dello Stato, delle istituzioni di impedire che il territorio venga inquinato da capitali “sporchi”, che vanno a condizionare il mercato e l’economia, consentendo di ripulire questi proventi.

Questo è stato possibile grazie all’intuizione di un uomo, un sindacalista, un politico, un comunista, Pio La Torre, che nell’aprile dell’82, quindi oramai esattamente 40 anni fa, ha pagato con la vita, perché barbaramente ucciso da Cosa Nostra, questa intuizione: quella di sconfiggere le mafie e la criminalità non solo sul piano della repressione, ma soprattutto spogliandole dei capitali che avevano accumulato.

Questa legge, che porta il suo nome (legge Rognoni-La Torre) e con cui è stato introdotto allora anche il reato di associazione di stampo mafioso, è oggi uno strumento all’avanguardia che tutta l’Europa e il mondo intero guardano come modello.

Quindi ecco, quando pensiamo al fenomeno della criminalità, non dimentichiamo che noi siamo le istituzioni e in questo Paese esiste una storia importante di impegno politico, così come nella magistratura e nelle forze dell’ordine, per contrastarla.

Ma non solo. Non è questa la sede per ripercorrere 40 anni di storia, ma è importante ricordare che dal ’96, grazie a una legge di iniziativa popolare voluta dall’Associazione Libera, dopo gli anni della “mafia stragista”, questi beni possono ritornare allo Stato, ai cittadini, perché ne venga prevalentemente fatto un uso sociale.

Personalmente ho avuto per anni la fortuna di partecipare a esperienze di volontariato su beni confiscati alle mafie, e vi posso solo cercare di trasmettere il sentimento di gratitudine nel vedere questi luoghi, che erano il segno della presenza criminale su un territorio, che oggi sono un punto di riferimento per progetti sulla legalità, che producono economia sana, che danno risposte alle problematiche sociali ed economiche della gente onesta che vive in quei territori.

Ringrazio l’Amministrazione e non è di circostanza, perché è bene che sappiate che esistono numerosissimi Comuni in Italia che preferiscono lavarsene le mani, preferiscono non avere a che fare con beni confiscati per svariate ragioni che non starò ad elencare, ma sono intuibili.

Ringrazio l’Amministrazione per aver portato avanti questo procedimento con decisione e senza dubbi, soprattutto nella persona di Ambra Giudici – ci siamo conosciuti proprio nella fasi iniziali di questa vicenda – che l’ha seguita sin da principio. Un ringraziamento va speso naturalmente anche per l’Amministratore giudiziario, dottor Ferraiolo, che ha gestito il bene sino a questo momento e che ha svolto un ruolo di primaria importanza per arrivare fino a qui.

Tra i ringraziamenti, concedetemelo, includo anche me stesso…il recupero di questo bene si era un po’ arenato l’anno scorso, ne ho parlato pubblicamente per la prima volta nel documentario sui beni confiscati realizzato con l’Osservatorio sulla criminalità a marzo e anche questa è stata una molla per riattivare i contatti tra l’Amministratore giudiziario e l’Amministrazione comunale.

L’auspicio, anche per dare una risposta alle problematiche sociali e abitative che conosciamo, è che il progetto di riutilizzo possa trovare attuazione già nei prossimi mesi.

Il 2022 è il 30esimo delle stragi di Capaci e via D’Amelio, oltre che il 40esimo dagli omicidi di Pio La Torre e Carlo Alberto dalla Chiesa. Dare nuova vita a questo bene sarebbe quindi importante non solo in senso concreto, ma anche dal punto di vista simbolico e della memoria.